He’s a god, he’s a man, he’s a ghost, he’s a guru. They’re whispering his name through this disappearing land, but hidden in his coat is a red right hand

Angeli caduti nel fango, tra piscio, tabacco e birra.

Questa è la Birmingham all’indomani della Prima Guerra Mondiale, l’inferno abitato dai non – morti, spettri senza possibilità di redenzione, destinati a trascinare le loro catene tra le lenzuola di sudici bordelli o sugli sgabelli di qualche pub.

Da Cheapside a Small Heath, gang di giovani criminali se ne vanno in giro a spaccare teste a mani nude, sono ladri, stupratori, assassini, allibratori, contrabbandieri, qualche sindacalista con il mito del marxismo e della madre Russia, un’ombra capace di inghiottire e stritolare qualunque anima disperata, lì in quel buco di mondo, dove sopravvive solo chi è fortunato.

Tommy Shelby è il nome che la gente sussurra agli angoli delle strade, nelle prigioni affollate di irlandesi dalla lingua lunga e in quel nome c’è morte e resurrezione, un sogno, per alcuni, il peggiore degli incubi, per tanti. Il criminale, che un tempo fu soldato in trincea, servitore fedele della patria contro il nemico e che ora nasconde nella visiera del suo cappello un rasoio. Sua è la “mano destra insanguinata” che decide, come nel Paradiso Perduto di John Milton, della vita e della morte degli uomini e delle donne del suo ghetto. Le notti sono insonni, i giorni lunghi e bui a Small Heath, che non a caso ha il nome della terra selvaggia, incolta, abbandonata, una terra di mala erba e cadaveri.

I Peaky Blinders di Tommy Shelby, una lametta nel risvolto del berretto per sfregiare e sgozzare, nocche dure e capelli impomatati, sono picchiatori di carriera, cuori irascibili, menti ingegnose con il vizio del gioco e del whiskey, quelli che un tempo furono i figli decorati del Re ora non sono altro che lo scarto di una modernità costruita sulle macerie. A ben vedere, ci sono criminali peggiori in giro.

Tumultuosi, roventi, spericolati gli anni raccontati da Steven Knight, autore di La promessa dell’assassino, nella serie prodotta dalla BBC, due stagioni (la terza arriverà presto) di sei puntate ciascuna e che porta appunto il nome di una delle più leggendarie e temute gang inglesi del XX secolo, i Peaky Blinders di Thomas Mucklow e Harry “Baby Face” Fowles.

Nick Cave and The Bad Seeds accompagnano i protagonisti (tutti interpretati da ottimi attori, Cillian Murphy e Sam Neill su tutti) tra le fiamme delle fornaci e le sparatorie in slow motion in mezzo alla brughiera. Ci sono i gipsy, con i coltelli nascosti nei calzini, i militanti dell’IRA, i poliziotti corrotti, i servizi segreti, la mafia, baffetti, garofani nel taschino e meat ball nel piatto, gli ebrei di Camden Town che commerciano armi ed esplosivi nei sacchi di farina. Non può esserci lieto fine in un Paese delle Meraviglie dove hanno accoppato Alice e il Bianconiglio, dove i buoni sono i cattivi che vincono.

Peaky Blinders è sigarette, corse di cavalli, coltelli, alcol a fiumi, ossa rotte, sputacchiere, sangue, tantissimo sangue, rock duro, solitudine e perdita. Ecco, la bellezza della seria sta tutta lì nel vuoto che la violenza, il bisogno bulimico di riscatto sociale prima ancora che economico lascia in tutti i personaggi. Le orme dei fantasmi della guerra, i crampi della fame, il desiderio disatteso della felicità.

Canta Johnny Cash “the pipes are calling from glen to glen and down the mountain side. The summer’s gone and all the flowers are dying ‘s you, ‘tis you must go and I must bide” mentre Danny Boy viene picchiato a morte, in una bettola vicino al porto, dalla mano che ha scaraventato l’angelo migliore tra le fiamme degli inferi.

 

Da vedere su Netflix!