I’m not a soldier – Don’t kid yourself, Ray. You’re a soldier

Ray Donovan è un fixer. Uno che aggiusta le cose che si rompono. Le vite che si rompono, che vanno in frantumi, si perdono, scivolano verso il fallimento, il dolore, la morte. Sistema tutto o quasi, Ray, occhiali da sole, completi firmati, pistole e mazze da baseball nel cofano della sua Mercedes, semmai pugni e soldi non fossero sufficienti. Una carriera lunga e in ascesa, che inizia nei bar del Southie, passa per il ring e finisce a Hollywood, nei salotti della gente che conta.

Gli ZZ Top suonano Sharp Dressed Man mentre intorno succede di tutto, scazzottate, sparatorie, sequestri, sbronze, un sacco di sesso. Ci sono due storie nella “storia” di Ray Donovan. Ci sono i fantasmi del tempo lontano che tormentano il sonno, galleggiano in litri di gin e whisky, vanno e vengono a chiedere la remissione di tutti i peccati, trascinando catene pesanti. Ci sono rimorsi e segreti inconfessabili che diventano schegge impazzite capaci di lacerare ogni cosa. E, poi, c’è il tempo presente, ci sono i vivi, una famiglia disfunzionale, moglie, amanti, figli, fratelli, un padre, IL padre, clienti milionari incontentabili e pericolosi. Sullo sfondo le colline hollywoodiane disseminate di cadaveri.

Due storie, due tempi, un’infinità di piani morali e tante vite come quelle dei gatti. Il mondo di Ray sarebbe troppo incasinato persino per Tony Soprano. “The Sopranos on Sunset Boulevard”, ha scritto, a torto o a ragione, The New York Times.

Ray Donovan cast

Scopriamo poco a poco ciò che si nasconde sotto il tappeto, le menzogne e i sentimenti disvelati lentamente. Le relazioni umane e i caratteri, mai uniformi o bidimensionali. Così, non ci sono né buoni, né cattivi, che stare al mondo non è mai facile per nessuno. E pare davvero che i personaggi, che abitano la storia e le storie, stiano combattendo ognuno, a suo modo, una battaglia per restare in piedi e sopravvivere, forse anche a se stessi. Dietro l’immagine del pugile, della moglie, dell’adolescente, dell’uomo ci sono universi che non sappiamo, ragioni che non comprendiamo davvero.

Ray Donovan è una serie bella per tantissimi motivi:

  • i suoi personaggi tragici, shakespeariani,
  • la bravura dei suoi interpreti, su tutti Liev Schreiber, Jon Voight e Eddie Marsan,
  • la scrittura complessa, viva, dinamica di Ann Biderman, sceneggiatrice di Southland, NYPD Blue e Public Enemies,
  • la rappresentazione realistica e mai patetica delle emozioni,
  • l’ironia di certi dialoghi,
  • la colonna sonora che da sola basterebbe, ci trovate Marvin Gaye, David Bowie, Neil Diamond,  Muse, Annie Lennox, The Black Keys, Rolling Stones e, persino, Barbra Streisand.

Gli ingredienti per un’addiction seriale ci sono tutti, sono certa che non potrete farne a meno.

Stagioni: 4

Episodi: 48

Minuti totali: 2400

Produzione: Showtime

Showrunner: Ann Biderman

Visibile su: Netflix, Rai4